Travolta da una moltitudine di nuovi e succosi album settembrini. Spero di parlarne presto. Il mondo ha ripreso a girare ad una velocità ingestibile. Ma è così che mi piace: di giorno fotografa, di notte giornalista e alle prime ore del mattino licantropa. Spero di trovare il tempo anche per aggiornare il mio sito, rimasto vergognosamente alla preistoria dei tempi. Non è un segno di intelligenza eppure mi sto pure sforzando per fumare: odio il tabacco, amo il tempo di riflessione e la gestualità di una sigaretta.
E’ tutto il giorno che ho in testa questa canzone di Daniel Johnston; ne approfitto per consigliare un album che ciascuna casa dovrebbe avere secondo legge. The Late Great Daniel Johnston: Discovered Covered, un doppio cd, in un disco i brani cantati e suonati da Daniel e nel secondo le stesse canzoni interpretate da altri artisti, tra cui Tom Waits, Sparklehorse con Flaming Lips, Eels, Tv on the Radio, Vic Chesnutt e Teenage Fanclub con Jad Fair. Con loro i brani decollano, prendono altra forma e vita finché emergono in tutta la loro bellezza, prima nascosta da tonnellate di stonature e chitarre seviziate da Johnston. Ma quando l’originale raggiunge il cuore, si piazza in un posto dove nemmeno Tom Waits può entrare. Un posto dove non esistono i limiti della performance perché nessuno li ha imposti e quello che arriva alle orecchie sono solo melodie fottutamente vere, che ti si spalmano addosso come colla adesiva. Come The Sun Shines Down on Me, oggi.
I’m walking down that empty road
It ain’t empty now because I’m on it
And I’m getting closer to a home
That I can carry and take home with me…