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Ai miscredenti, ai bastiani e ai contrari

A chi ha detto: “Tanto non è cambiato nulla” o “vedremo se cambierà qualcosa” ignorando le parole del discorso del Presidente neo eletto, in cui diceva che fino a sessanta anni fa i neri non venivano nemmeno serviti ai ristoranti di Washington mentre oggi uno di loro parla a Capitol Hill come 44esimo Presidente d’America. 

A chi non lo sopporta perché ha ricevuto troppi fondi facendo finta di non capire che il supporto economico in campagna elettorale non è nient’altro che la forma più efficace di consenso.

A chi pensa che è stato eletto grazie a Bruce Springsteen.

A chi rimarca l’affermazione di Obama di qualche giorno fa in cui diceva che “non potranno mantenere tutte le promesse fatte in campagna”, mostrando un evidente incultura rispetto le retoriche obbligate di un sistema elettorale che non conosce. 

A chi sta lì al varco aspettando che Obama ordini il primo bombardamento, che faccia la prima stronzata per poter dire “avete visto che nulla è cambiato, è tale e quale a Bush”. 

A chi  si ferma davanti al fanatismo del fenomeno Obama e pensa sia più importante puntare il dito contro chi ha scambiato la corsa alla Presidenza per un campionato di champions league invece di capire il perché di tanta mobilitazione sociale in questo determinato momento storico o spiegandola superficialmente e senza essere veramente coinvolto negli effettivi risultati delle elezioni.

A chi pensa che siamo tutti dei coglioni, pecoroni, abbindolati da un gran sorriso, una bella voce e una retorica magnetica.

A chi pensa che in un giorno o in un anno si possano cambiare i disastri perpretati in due mandati di Presidenza.

A chi si aspetta che Barack Obama sia Superman, un eroe in grado di cambiare tutte le regole e le sorti del mondo, di riscrivere la dichiarazione di indipendenza mentre scende il monte Everest con un monopattino o di tappare il buco dell’ozono con un’alitata dopo aver mangiato una mentina.

A voi è dedicata questa vittoria. E lasciatemi sognare ancora per un paio di giorni, solo due. Lasciatemi godere l’immagine di Bush che sale dentro l’elicottero per tornare al suo ranch in Texas (un poco mi ricorda Nixon nel ’74). Lasciatemi godere il suo sguardo fisso davanti alle parole del discorso inaugurale di Obama, il suo complesso di inferiorità tangibile, la sua insicurezza, i suoi sensi di colpa davanti alle sferzate del neo Presidente sull’impiego di energia alternativa, sulle lobbies e le ingiustizie di Guantanamo (su cui tra l’altro sta già intervenendo drasticamente). Lasciatemi gustare un Presidente in grado di parlare americano, che può persino pronunciare la difficilissima parola “nuclear” senza dire  “nucular” come ha fatto Bush per 8 anni di fila (per Sarah Palin hanno trovato un escamotage). Lasciateci godere questo momento storico perché dopo tanti anni di frustrazione, ce lo meritiamo. 

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John l’idraulico e Barack il figo


Ieri sera ho visto il dibattito finale tra Obama e McCain in un locale di Brooklyn, trangugiando birra insieme agli altri. Eravamo tutti con gli occhi fissi verso lo schermo, si ascoltava in silenzio e ogni tanto si intonava un urlo di consenso, cose che in genere succedono quando si guarda una partita di calcio. Probabilmente non sarebbe successo lo stesso se mi fossi trovata in Tulsa, Oklahoma, ma e’ chiaro che queste elezioni sono importanti come non lo sono state da tanto. Quello che i due si sono detti sono discorsi preparati (dagli speechwriters), sono discorsi che devono fare per ottenere il consenso delle rispettive parti e il margine di improvvisazione e’ limitato. Cosi’ ho pensato di concentrarmi sul body language. John McCain non e’ un presidente e non lo sara’ mai. I suoi occhi tremavano, la risatina strafottente di non approvazione delle parole dell’avversario (a cui ricorreva anche Obama) era nervosa, fuori controllo. Non ha fatto altro che parlare di Joe the plumber, ovvero Giovannino l’idraulico, l’uomo qualunque… sembrava un prete, parlava come un prete, sembrava leggesse un copione e che non fosse in grado di nessun ragionamento. La sua esitazione e nervosismo incutevano tutto, tranne che fiducia. Anche Obama e’ costretto a dire le sue battute, a tenere le sue posizioni ma sa parlare. E comunque e’ il solo dei due che parla di utilizzare fonti di energia alternativa, per me una delle questioni piu’ delicate e urgenti del momento, dopo, ovviamente l’economia (i repubblicani negano ancora che il global warming sia frutto dell’uomo). Anyway, guardiamo gli occhi di Obama:  non mostrano mai un briciolo di paura, di esitazione, sono fermi, sicuri, carismatici. Non c’e’ da stupirsi se si e’ creata la Barakmania. Nessuno dei due se eletto sara’ in grado si cambiare le sorti del mondo ma se McCain non sa reggere nemmeno la pressione di un confronto con Obama, come puo’ far fronte alle situazione di crisi attuale? Insomma, Presidenti si nasce, Joe the plumber si diventa…

[perdonate ancora gli accenti, non ho a disposizione una tastiera italiana]

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