L’Apparizione del Dio Bono a Wembley

evilclaw

15/08/09. Non ho mai visto gli U2 dal vivo e questo mi sembra il giorno giusto. Lo stadio di Wembley è uno spettacolo a sé stante e oggi si vede persino il sole prima che cala il tramonto, leggiadro, sopra l’artiglio del Dio Bono. Ho un superbiglietto: sono in un box privato, davanti al palco, mi hanno appena servito una poshissima cena e ci sono degli schiavi che continuano a servirmi da bere; lo faranno per tutta la durata dello show. Insomma: sono di buon umore, ho annegato ogni pregiudizio, sono pronta a fregarmene di eventuali comizi e bonismi e voglio solo ascoltare musica bona (scusate, è contagioso). 

L’artiglio. Sapevo già che quel baraccone libera 65.000 tonnellate di CO2 nell’aria (abbastanza per far volare Bono e compagni fino a Marte) e non può starmi simpatico, ma avercelo davanti, fa decisamente un altro effetto. Prima lo stupore (per chi ha superato la pubertà dovrebbe durare circa 4 minuti) poi le domande: “perché?”, “embhé?”, “dunque?”. Bono ha seri problemi di ego, ha bisogno di dimostrare così la grandezza della sua band, nella maniera più elementare possibile anche a costo di andare contro a tutto quello che predica durante l’anno, è più forte di lui. Ok, Bono. Hai un artiglio grande grande, è il più grande che abbia mai visto nella mia vita: spero tu sia contento. 

Pensiamo alla musica, è quella che conta. Ma queste canzoni le conosco bene e me le state suonando identiche alla versione del disco. Ti prego The Edge, pensaci tu; sei o non sei tra i più influenti chitarristi del nostro tempo? Fammi un assolo improvvisato, dammi un brivido rock alla schiena, sorprendimi. Ok. Non importa, va bene lo stesso. Però lui ha una gran voce, impossibile negarlo, peccato  faccia ogni nota di canzone identica all’originale. E Larry Mullen Jr? Basterebbe che sparasse un beat diverso… Nevermind. Sono io che non ho capito un cazzo come al solito: sto cercando le cose sbagliate, sono in uno stadio, circondata da 87,999 altri che vogliono sentire gli U2 suonare esattamente come da disco. La devo smettere di rompere i coglioni, farò bene ad adattarmi. Canto “Sunday Bloody Sunday” a squarciagola… e quell’arpeggio… oh quanto l’ho amato quell’arpeggio! Quanto l’ho suonato!

E mi estraneo di nuovo. Quella folla sterminata di gente a cui Bono tende le mani mentre scalcia e si dimena come può, ha uno sguardo strano, quello dell’alienazione. Bono è solo, immerso nel suo ego, non c’è calore, non c’è scambio, solo una manifestazione di onnipotenza rivolta a se stesso. Comincio a pensare che stasera i fans sono soli: felici, canterecci, divertiti dai propri ricordi. Mi ricordo… sì, io mi ricordo “New Year’s Day”: quando l’ascoltavo il primo anno di università, l’Irlanda significava tutto per me, le Guinness allo Shamrock nel pomeriggio… la scrittrice australiana, alcolizzata, seduta al bancone col suo bicchiere di vino e un libro. Non voleva essere disturbata. In Irlanda al new year’s day ci si baciava tutti in bocca nei pub, si usa così, che strano, ero così imbarazzata… Ma chi è quel puntino in mezzo al baraccone laggiù? Ah, sì: Dio Bono! Quasi mi ero dimenticata, pensavo di avere lasciato lo stereo acceso. Poi infilano un verso di “Here Comes the Sun”, solo un verso. Più tardi, fanno la stessa cosa con “Stand By Me”. Cosa intende? Ci sta dicendo che le canzoni degli U2 sono immortali come quelle dei Beatles o cerca ancora di accontentare un po’ tutti? 

Il succo del nocciolo è che davvero mi sarei aspettata qualcosa di più della sola nostalgia. Ma è impossibile con una band che non vuole far altro che ricordarci di come era e come li amavamo. Chi li ama, lo farà a prescindere dallo show di stasera, magari dal divano di casa guardando un dvd, cambia poco.

47 commenti

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47 risposte a “L’Apparizione del Dio Bono a Wembley

  1. dario

    Finirà così l’epopea degli U2, con Bono & Co. asseragliati sull’Artiglio, in volo verso lo spazio esterno. Terminerà con I Quattro in viaggio oltre l’orizzonte ed oltre i raggi ultra-violetto, in missione per conto di Bob Marley, Dylan e anche di Gesù, alla ricerca di pianeti barbari e punk in cui predicare Peace & Love or else. L’ultimo saluto alla Terra immortalato in un video a grana grossa di Corbjin (in edizione limitata) e un fragoroso ‘Un Dos Tres Catorce’ come conto alla rovescia, urlato in coro da milioni di fans fedelissimi, assiepati negli stadi di tutto l’Occidente, ovviamente a caro prezzo ma comunque nel nome dell’Amore. Perchè nelle città dalle luci cieche, dove ci si illumina con i ricordi, l’Amore è un tempio e gli U2 una religione.

    • Fantastico Dario 🙂 ma l’epopea degli U2 non finirà mai perché loro continuano a sfornare album e perché hanno significato molto in passato. Possono benissimo campare di rendita, anche con nuovi singoli imbarazzanti come “Sexy Boots”.

  2. brunilde

    … e grazie al caro prezzo, avremo chi, dotato di un superbiglietto, sarà in un box privato, davanti al palco, gli avranno appena servito una poshissima cena e ci sono degli schiavi che contineranno a servirgli da bere; lo faranno per tutta la durata dello show. Sarà di buon umore, avrà annegato ogni pregiudizio, sarà pronta a fregarsene di eventuali comizi e bonismi e vorrà solo ascoltare bona-musica, ma ciò nonostante si permetterà di dare degli alienati a tutti gli altri intorno a lei, di pensare che siano soli davanti a un dio chiuso nel suo ego onnipotente.

    Forse un giorno, quando i Quattro raggiungeranno l’iperspazio, lei si renderà conto che quella sera l’unica sola era lei, cinica e disillusa nel box privato, con la cena posh e lo schiavo che versava da bere, e che se 87.999 persone hanno voluto riassaporare i propri ricordi senza che nessuno li abbia obbligati a farlo, ritrovandosi tutti insieme in un luogo comune, anzichè chiusi nella propria casa davanti a un alienante dvd, non è perchè sono tutti dei cretini vittime del condizionamento massmediologico, ma perchè vivono come magia quello che lei ha perso per strada, a un certo punto.

    Almeno avessi pagato il biglietto

    • Ciao Brunilde e benvenuta. A me non piace vedere i concerti nel box privato, neanche un po’ ma non avevo un biglietto per il campo purtroppo. Non me lo sarei mai comprato il biglietto proprio perché, campando di musica, campo di sacrifici, non potevo permettermelo. Da di sotto, le cose forse sarebbero state diverse, ma essendo sugli spalti come la stragrande maggioranza del pubblico, quello mi è arrivato.

      Però non ho dato del cretino a nessuno, ci mancherebbe. Anche io sono completamente “cretina” per qualche artista, si chiama passione e la rispetto in pieno. E’ solo che quel baraccone di palco mi ha molto allontanata dalla band. Che un concerto da stadio per sua natura e vastità “si disperda” è normale… ma se penso al concerto di Bruce, in uno stadio enorme, ho sentito il calore e l’interazione col pubblico, fino al milionesimo spalto (sappi non sono grande fan della musica di Bruce).

      Che ci vuoi fare, questo è il mio punto di vista e non è di una giornalista affermata che se ne sta in un box privato ma di una che come tanti che campa quasi esclusivamente di musica.

      PS mi sono accorta che mi hai dato del lei e io del tu, scusami e dammi pure del tu perfavore, io non ci riesco a stare dietro a questi formalismi e non voglio sembrare rude!

  3. paolamerrygoround

    Bonooooo.. l’articolo!!!
    P.s. ho cambiato sito del blog, ora sto su: http://paola-lifetrip.blogspot.com/
    ancora in costruzione….
    watch this space!
    P.S. mi cambi il tuo link della RSS feed, pls. Ta!

  4. David Byrne “gli U2 hanno speso 40 milioni di dollari per costruire il palco che ora richiede, facendo dei rapidi calcoli, circa 200 tir in giro per l’Europa per tutta la durata del tour. Potrebbe essere l’invidia professionale a parlare, ma sembra davvero un’esagerazione, un investimento sproporzionato se pensiamo a tutta la gente che muore di fame in Africa”.
    Ha già detto tutto lui.
    Di fronte a ciò la musica passa un po’ in secondo piano.

    • ma David Byrne ce l’ha con gli U2 perché lo scorso marzo gli è saltata l’esibizione al David Letterman show per colpa loro! 5 Sere di seguito si erano fatti per promuovere il loro album… mai nessun altro prima. La musica non dovrebbe mai essere in secondo piano credo, ma certo che gli U2 si rendono talmente antipatici che poi è difficile non considerare certe cose quando li si ascolta…

  5. eggia’…bell’articoletto…

    Stavolta ho paassato. Perche’ con gli U2 ci sono cresciuto.

    Li vidi nel 1987, teenager e quei concerti a 17 anni non li dimentichi piu’.

    Li rividi nel 1993 e lo ZOO TV e’ un tour che ha cambiato per sempre il concetto di concerto e non lo dimentichi.

    Per magnetismo li rirividi nel 1997 sotto il mezzo arco McDonald quando non sapendo piu’ dove trovare un’idea si improvvisarono a meta’ tra il trip-hop e las vegas…e si comincio a dimenticare quel concerto…

    Ma niente, tenace come la nostalgia li ririrividi a Londra nel 2005 e finalmente decisi che no, non si vive di bono-nostal-gia e tantomeno di bono-demogo-gia.

    Mi stupi the Edge, l’unico che migliora col tempo in modo indirettamente proporzionale allo svanire della voce del Dio.

    E quando chiusero con Vertigo due volte nello stesso concerto dopo avercelo aperto, identica versione con 14 album e una 40na di hit in archivio, solo il vaffanculo pote’ uscire.

    Da quel giorno ho detto addio agli U2 e ai concerti negli stadi… almeno fino a che non suoneranno a Wembley The Twilight Sad… ci vorra’ un pochino.

    Ma niente foto? Sapevo che si poteva scegliere tra pit sotto al “palco” e scatti dal mixer…e’ vero?

    mi son dilungato, ci vediamo domani da Roky Erickson al Forum o no?

    ciaociao
    Vale

  6. giacomino

    Eh Chiarina, chiara esperienza da museificazione in atto, che un po’ alla fine piace a tutti, specie ai fan, con l’eterno sogno di accoppiarsi come statuine di cera con i lori idoli un po’ big gim…
    Per lo meno, la birra allo Shamrock del pomeriggio mi pare proprio un bel ricordo (alla fine a cosa servono i musei, se non per pensare meglio ai fatti propri?)

    Un saluto dalla pianura calda da creparci!

  7. Non c’entra nulla.
    Ma forse si,visto che si parla comunque di musica.Anche se e’ un fuori post lo metto comunque.Sono sicuro che chiarina apprezzera’.Quindi alla prossima.
    **
    Stefano alias Empty

    Un giorno d’estate al palazzo della civilta’ e del lavoro qui a Roma preso dalla febbrile attesa dell’inizio di uno dei tanti l concerti di Bob Dylan, stando seduto sulla scalinata, ad un certo punto sentii un fragoroso applauso,mi girai e accanto a me a pochi centimetri da me passo Fernanda Pivano. Anche lei veniva a vedere Bob Dylan e si stava dirigendo verso i camerini ad incontrare Bob per poi ad inizio concerto salire sul palco e mettersi dietro alla sua destra assieme ad altri giornalisti, alle sue spalle.
    Lessi dopo sui media l’incontro che avenne con Dylan.
    Vado a memoria.
    Fernanda disse….”arrivai in una stradina dove c’erano in fila i camerini e quello di Bob stava alla fine.
    Ad un certo punto dall’ultimo usci’ vestito di bianco Bob Dylan che veniva incontro.All’inizio non lo riconobbi ma poi vidi il sostegno dell’armonica.
    A vedermi disse la Pivano ricordo’ aveva gli occhi umidi e lucidi e nel salutarlo gli disse Bob non sei cambiato affatto. Sei uguale a come ti vidi per la prima volta negli anni sessanta a Berkley.Dylan disse “Non e’ possibile!”
    Dylan annui,non disse nessun altra parola, aveva riconosciuto la signora della Beat Generation,ed era emozionato nel vederla.
    Aggiunse poi che la invito’ sul palco e per Lei quello fu’ il Premio Nobel dato da Dylan.
    Il concerto poi fu’ veramente strepitoso.
    Fernanda Pivano devo dire che l’ho conosciuta come scrittrice grazie a Dylan.
    Se trovo l’intero articolo lo posto.
    Addio Nanda come veniva chiamata a Roma
    **
    *
    Dal sito MaggiesFarm:
    FP- Ahhh! Dunque, era estate, a Roma, e c’era questa piazza, un enorme spazio con una lunga gradinata, dove c’erano un sacco di giovani; allora, siccome per me non c’era posto a sedere, sono venuti dei pompieri e mi hanno portata dietro, dove c’erano i camerini dei cantanti, non so chi altri si dovesse esibire, e dove c’era tutto quanto, compresa una che cuoceva delle specie di hamburger sulla piastra… una puzza!
    I pompieri, comunque, sono stati così efficienti da trovarmi una sedia, e mi hanno sistemato lì, dicendo: “Mi raccomando, signora, non si muova da qui”, e io mi ci sono accomodata. A un certo punto, ho notato che da una delle porte dei camerini usciva un tipo vestito di bianco, e nel vederlo ho pensato, colpita: “Ma guarda quello, così tutto vestito di bianco!”, senza però farci troppo caso.
    Però, d’un tratto, questo signore passa e, arrivato davanti a me, si ferma a poca distanza e mi fissa, finché alla fine non chiede: “Nanda?”. Allora io vedo il sostegno per la mundarmonica, che non si toglie davvero mai, e lo riconosco! Quel giorno, era evidentemente lontanissimo da alcool e droga. Stava benissimo. Io gli ho detto “Sei proprio come quella sera a Berkeley”, e giù lacrime. Bob mi ha risposto “It’s not possible”, ma anche lui piangeva con me. Ci siamo abbracciati, e poi mi ha presa per mano e portata con sé sul palco: mi ha fatto sedere lì, mentre cantava. Non so come ho fatto a non svenire, su quel palco… per me quello è stato il mio premio Nobel.

  8. prisonerofmusic

    mi hai fatto venir voglia di U2…non mi resta che alienarmi nella mia cameretta con The Joshua Tree a palla nello stereo…

    bye bye

    Keep on rockin’ in the free world

  9. @Valerio: Per gli U2, la tua esperienza docet! Su Roky Erikson glisso, me lo sono già visto e fotografato al meltdown 2008… prima c’era stato lo screening del documentario sulla sua vita, in stile Daniel Johnston (ma meno bello, diciamolo). Mi ha fatto una gran tenerezza quando si è messo a salutare ad uno ad uno gli spettatori in prima fila e non riusciva a parlare. Fammi sapere se si è ripreso un pochino, attendo 4pitante il tuo post con foto 🙂

    @Giacomo: Nice to see you here Sir! Bella l’immagine delle statuine di cera…un bacio dalle pianure di Lombra.

    @Stefano: grazie e certo che apprezzo. Fernanda l’ho “conosciuta” per la sua magnifica intervista a Bukowski “Laughing with the Gods” (Quel che mi importa è grattarmi sotto le ascelle) e poi mi presi il libro di traduzioni di Dylan… Per me è sempre stata una grande fonte d’ispirazione in quanto DONNA beatnik…

    @prisoner of music: buon ascolto, always rocking in the free world 🙂

  10. Un mio amico quando ancora ne parla ricorda con immutata commozione un loro concerto a modena fine anni 80…poi, continua, fu noia.
    Io non faccio testo non li ho mai amati. The Joshua Tree fu il mio disco di un’estate anche se era retorico ed autoreferenziale in modo insopportabile. Poi Eno scrisse un capolavoro “Achtung Baby”, ma questo è un altro discorso. Non so non sono mai riuscito a “sentirli”, li ho sempre trovati noiosi e ripetitivi. The Edge è trent’anni che suona la stessa nota e lo stesso suono. Irlanda? Loro non c’entrano nulla, l’Irlanda è Van Morrison se bisogna identificarla con un artista.
    Sono stato un po’ distruttivo? Lo so sono sempre un po’ polemico quando si parla di Bono e Co come quando si parla dei Queen. Due montature gigantesche e geniali ma pur sempre montature.
    Invece tutta la mia invidia ed ammirazione per il tuo superticket…caspita sei una VIP, l’unica che conosco 😉

    • Distruggi pure, tranquillo!
      Certo che la chitarra di the Edge è incredibilmente ripetitiva, ha creato un sound che è piaciuto a molti e non ha mai osato altro: è una scelta che rispetto ma che mi annoia a morte, più che altro perché è un sound molto limitante per sua natura. Per me è sempre stato una gabbia per gli U2 per questo ogni volta che “il piccolo Brian” gli faceva fare qualcosa di diverso mi è piaciuto.

      Quanto all’Irlanda… che ti dico, sarò condizionata dagli irlandesi che ho conosciuto… se dovessi identificarla con un artista io direi: Pogues.

      Io VIP? Certo: Very Important Pellegrina 😀

      Sui Queen però non concordo! Montatura, perché? A me piacevano molto i primi album degli anni 70, fino a “the Game” escluso, anche se ammetto che ora li ascolto poco ma sempre volentieri. Poi gli anni ’80… credo abbiamo senz’altro scritto la storia del pop, e che sia una storia molto più significativa di quella degli U2. Anche Brian May ha un sound molto peculiare e definito dalla sua chitarra-caminetto però ci infilava delle genialate qui e là, prendi un pezzo come “Brighton Rock”, spacca ancora e forte!

      La loro immagine super-camp non gli ha giovato, soprattutto con la critica, ma a me piacciono anche perché se ne sono sempre fottuti di essere molto “uncool” e super gay.

  11. Anche a me piacicchiano fino a The Game, ma poi….
    Quel che mi da fastidio è che un grande talento vocale come Mercury non abbia mai realizzato appieno le sue enormi potenzialità. Live Killers è un grande disco, l’apoteosi del loro periodo vero. Poi è cominciato il successo planetario e la retorica della più grande rockband di sempre, del più grande cantante and so on. Don’t Stop Me Now, Spread Your Wings e Brighton Rock valgono bene una carriera! Per il resto piacciono e fanno impazzire le mie colleghe che ascoltano la Pausini e M. Jackson, non so se mi spiego come direbbe il grande Jack.

  12. P.S. Ok, Shane Mc Gowan me l’ero dimenticato. Molto irlandese in effetti.

  13. Che ti dico… Capisco il tuo ragionamento ma rispetto a mille il pop dei Queen anche quello del secondo periodo per quanto l’ho ascoltato solo quando ero una ragazzina… il fatto è che la perla ce la infilavano sempre, l’intuizione. Non dimenticherò mai e poi mai quando è uscito Innuendo, avevo 13 anni e rimasi come sotto un treno. Mi riferisco alle canzoni “Innuendo” e “the Show must go On” per me due pezzi avanti anni luce, innovativi tutt’oggi. Il resto dell’album..bè Delilah imbarazzante coi gatti che fanno i cori!!!

    Ma chissà se Freddie non ha davvero sfruttato le sue potenzialità, a me è piaciuto anche l’album “Barcelona” c’erano dei pezzi assurdi in cui la voce di Freddie volava a tonalità impossibili… anche se non lo definirei mai e poi mai un album di lirica.

    Mc Gowan… super-irlandese, soprattutto nel fegato 😉

  14. Myriam

    io sarei venuta solo per la cena e per vedere Wembley..U2, ma non avevo fatto la tomba sotto Joshua Tree? Urca, quanto mi sento vecchia!!!!!!!!!!!!!

    • ciao myriam, infatti Wembley è uno spettacolo pazzesco… un po’ conserva la sua storia rock dal momento che è costruito esattamente dove stava quello vecchio, solo che hanno invertito i lati: ora le tribune sono al posto delle curve e viceversa.

      la vecchiaia, sì, è uno stato mentale indotto!!

  15. So VIP and so young….io tredici anni li avevo quando uscì We Are The Champions, azzo ste ragazzine super del giorno d’oggi.
    🙂

  16. Life

    80mila persone (prima a San Siro e poi a Wembley, per citare due stadietti di provincia) non possono aver sbagliato tutte assieme contemporaneamente.
    Chi va a vedere gli U2 dal vivo non lo fa per cercare intimità, ma perchè vuole uno stimolo sensoriale a 360 ° (notare la citazione!), coinvolgendo udito e vista soprattutto, ma anche olfatto e contatto (con il vicino scatenato). Siamo nel terzo milleno, l’era del web 2.0. Gli show, per non morire devono diventare sempre più strabilianti, e 360° lo è. Se voglio intimità me ne vado in chiesa o a teatro (che per me sono la stessa cosa: teatro= chiesa).
    E qui chiudo. Ciao Chi.

    • Ciao Life!! nice to see you here! Io non volevo intimità al concerto degli U2 io volevo sentirmi coninvolta in quella che è la più grande band da stadio della terra ma non lo sono stata…

      Comq ti smonto la teoria sensoriale:

      – Vedere, non si vede una minghia a meno che stavi sotto il palco

      – Sentire, si sentiva ok a Wembley e molto poco a San Siro (a detta di molti fans sfegatatai che hanno rimpianto la spesa del biglietto)

      – Toccare l’anima: zero contatto. Magari i fans che stavano sotto il palco l’hanno sentito il Dio Bono nell’anima, io (che comq ero lontana almeno quanto la stragrande maggiornaza del pubblico e, anzi, più vicina di molti) no.

      Uno show grande mica si vede da un baraccone di palco… allora Britney Spears ha messo su un Circo (vero e proprio) e lo show dovrebbe essere stato pazzesco (invece era solo una boiata pazzesca). Ma anche lì sold out su sold out, pubblico entusiasta… La gente non è che mica che si sbaglia se va a vederli o meno, ma la bottom line secondo me è: cosa cerchi in un concerto? musica? un baraccone? la band che amavi da giovane e che non esiste più? Io cerco sempre la musica. Se cerco qualcosa di collatorale e lo trovo, son contenta solo per 10 minuti, poi mi annoio a morte…

      AH MI SON DIMENTICATA DI SCRIVERE UNA COSA SULLA RECNESIONE:

      Lo zoom ruffiano della telecamera su una palla di vetro con finta neve souvenier di Londra… lo zoom è stata la cosa più cheesy che abbia mai visto in vita mia!!!!

  17. Life

    Do not agree. Lo spettacolo è spettacolo. Il circo è il circo. Si può essere raffinati pure con un mega artiglio alto quasi più dell’ultimo anello di San Siro (si sentiva molto bene nell’80% dello stadio, garantisco).
    Se le cose sono fatte bene (minuzia nei dettagli, qualità dell’esecuzione, attenzione all’impianto luci) non sono burinate, pure se Bono vuole salvare il mondo e poi se ne va in turneè spendendo quanto il prodotto interno lordo di Congo, Botswana, Zimbawe, Senegal e Costa d’avorio. Ok, lo riconosco: gli U2 sono il mio primo amore e al concerto ci sono tornata per riassaporare il ricordo del primo bacio (i primi album, per intenderci). Vado là e mi trovo un artiglio multicolor, l’amarcord dei tempi andati, e canzoni degli ultimi album che mi piacciono ben suonate, e quindi mi sono divertita. Why not?
    Il carrozzone Britney non fa testo (lei si presenta con la panza sul palco e in più le sue canzoni fanno cagare).

  18. giacomino

    Visto che la discussione si fa un po’ più generale, mi intrometto spudoratamente…

    In fondo anche un carrozzone è uno spettacolo, così come un concerto buono, in fotocopia, in playback, fatto da struzzi con dei maglioni di flanella che hanno la voce di Maria Callas.
    Uno spettacolo intrattiene in vari e diversi modi e ognuno ha motivo di farsi intrattenere come desidera: essere intrattenuto da forme un po’ spersonalizzate in cui si ripete una condizione e non si crea una nuova diversa relazione nel momento è pur sempre intrattenersi, però è anche pur sempre una condizione di alienazione, di privazione di una relazione. Mica c’è nulla di malvagio: basta saperlo però (anche io ogni tanto adoro forme spettacolari spersonalizzanti, in cui mi privo del mio io momentaneo e mi rifugio in altro, in già visto). Se invece si vuole uno spettacolo che costruisca la relazione unica e irripetibile di quell’istante, con una serie di particolarità dovute all’estro e alla capacità di seduzione dell’attore o cantante (che poi è la stessa cosa da un certo punto di vista), si sta parlando di un altro intrattenimento, forse poco utile all’amarcord, ma di certo capace di dare parecchia vita a una condizione fortemente nuova e inaspettata per chi si fa intrattenere…

    Sono molto soddisfatto quando sproloquio a piacimento!!!

  19. @Life: Mica metto in discussione il fatto che ci si possa divertire!!! Il tuo commento però sbaglio o dice appunto quel che mi è parsa la mia impressione? “l’amarcord dei tempi andati” ?
    Il paragone con il circo di Britney ovviamente è paradossale, quella manco cantava… però la gente era lo stesso intrattenuta ed entusiasta ed era tanta ma tanta. Il succo del mio nocciolo era proprio quello: dagli U2 ci vai un po’ per nostalgia e per sentire musica suonata tale e quale che in disco.
    Per me rimane immensamente grave quel che ha fatto Bono con quell’artiglio al nostro ambiente. Almeno Sarah Palin era più coerente quando sosteneva, in fase di campagna, che il global warming non era affatto un problema.
    Il mix mi è parso abbastanza letale: artiglio, musica eseguita senza il coraggio di osare/cambiare, pistolotto politico fuori luogo. Preferisco starmene a casa a sentire “War” in cd. Tutti mi dicevano: noohoho ma li devi vedere dal vivo e vedrai che saranno la band più grande della terra… son rimasta molto delusa. Tutto qui.

    @ Giacom Eno: Sproloquia pure! Ognuno si intrattiene come vuole ci mancherebbe… basta saperlo come dici tu. Il mio problema sono state aspettative troppo grandi…

  20. Brunilde

    Non ti ho dato del “lei”, ma ho semplicemente narrato di una “lei”.
    Ho letto un po’ tutti i vostri commenti e più di tanto non ho da aggiungere, se non che, come al solito, vale il principio “de gustibus non est disputandum”.
    Io sono andata a Milano e non ero armata di voglia di rivangare il mio passato adolescenziale. Volevo, semplicemente, godere della musica che amo in un ambientazione da concerto, proprio per non sentirmi chiusa e isolata nella mia casetta col cd. A me interessa relativamente che l’artista che vado a vedere rielabori i pezzi in modo originale. La differenza non la fa, per me, il si bemolle trasformato in la minore con un distorsore che nel cd non c’era, ma la presenza fisica del musicista, che può eseguire il pezzo come meglio crede. Se a me piace tanto la versione del cd e lui me la vuole riproporre, perchè no?? Magari se la rielabora non mi piace e finisco per pensare che ho buttato i soldi del biglietto, visto che io lo pago regolarmente.

    Io ho visto concerti un po’ da tutte le posizioni: sotto il palco, piccionaia, gradinate laterali, poltrone frontali, balcone del vicino, televisore di casa mia e il coinvolgimento è dipeso sempre e solo da quanto io amavo il gruppo o musicista che stavo vedendo. Unica costante: i concerti in televisione stanno all’esperienza live come la bambola gonfiabile sta al sesso, per cui non mi interessano più.

    Posso capire e rispettare che a qualcuno gli U2 non siano piaciuti, che non si trovino d’accordo con un palco altamente inquinante e tutte le obiezioni che avete sollevato voi qui sopra, però ritengo anche che un concerto sia per ogni singola persona del pubblico un’esperienza unica e assolutamente personale, di conseguenza pretendere di sapere che “i fans sono soli” è abbastanza supponente. Affermare che sui loro volti vedi l’alienazione addirittura potrebbe essere offensivo.

    Io non mi sono sentita alienata quella sera a Sansiro, anzi. Non ho pensato a quanto era bello avere vent’anni a fine anni novanta e così via. Mi sono semplicemente divertita, ballando, cantando, mi sono pure commossa in certi momenti. Ora, chi è chiunque altro per giudicare la mia personale esperienza come “alienata”?? “Nostalgica”??

    Ditemi che a voi gli U2 non piacciono più, ditemi che voi siete così esperti di musica che avete bisogno di sofisticazione, ditemi che siete ambientalisti e odiate gli sprechi, ditemi che vi piace di più l’heavy metal, ma non ditemi che io ero un’alienata o una vecchietta in cerca del passato glorioso, altrimenti dimostrate di essere i soliti, immancabili snob… and you know better than this, don’t you?

    • Ciao Brunilde, ti chiedo scusa se ti sei sentita offesa dalla parola “alienazione” per me non voleva essere supponente. Ovvio che il mio è un resoconto “romanzato” per dire che non ho sentito il contatto tra pubblico e performer, piuttosto, una grande distanza. Non credo che il mio atteggiamento abbia a che fare con lo snobbismo e tantomeno penso che la mia esperienza personale possa essere estesa a 88,000 persone. Immaginavo che avrei fatto incazzare qualche fan col mio post ma mi interessa sapere gli altri punti di vista, per questo l’ho scritto.

      Mi scrivi questa frase: “Io ho visto concerti un po’ da tutte le posizioni: sotto il palco, piccionaia, gradinate laterali, poltrone frontali, balcone del vicino, televisore di casa mia e il coinvolgimento è dipeso sempre e solo da quanto io amavo il gruppo o musicista che stavo vedendo”.

      Ed è proprio questo il punto: se il coinvolgimento ad un concerto dipende solo da quanto si ami a priori la band, l’esibizione dal vivo assume una valenza un po’ ornamentale. Che ci sta alla grande, per carità, vedere, sentirsi vicini e cantare con i propri “idoli” ma mi è sembrato che agli U2 mancasse poi tutto il resto.

      Per me il coinvolgimento ad un concerto non dipende solo da quanto amo una band, esempi:
      – Amavo i Rolling Stones, da quando li ho visti 5 anni fa alla Wembley arena voglio solo dimenticare e riguardarmi 50 volte di seguito il loro “Cocksucker Blues”.
      – Amavo gli Who sopra ogni cosa: L’ultima volta che li ho visti con Daltrey che sbagliava i versi di Tommy e la voce tumefatta, volevo solo fare la fine di Keith Moon (o meglio ancora di Entwistle!)
      Oppure vedo una band che non conosco, o che da disco è così così ma dal vivo mi spacca l’anima.

      Quanto al de gustibus, non ci piove (tranne a londra che piove sempre), probabilmente se ieri sera eri con me a vedere Bill Callahan ti saresti addormentata come i due tizi che mi stavano accanto… dal momento che manco credo in Dio, ci mancherebbe che credo che un giornalista possa dire cosa ascoltare o meno. I punti di vista diversi – espressi con più o meno passione e vigore – però ci vogliono sempre. Credo.

  21. Brunilde

    Secondo me il discorso è sempre quello del “punto di vista”. Mi spiego: non ti conosco per niente, però basta leggere un paio dei tuoi post per capire che tu, diversamente da, ad esempio, me, sei in grado di cogliere dati dell’esecuzione musicale relativi alle note, alla ritmica e così via. Tu, quindi, giudichi anche in base a questo.
    Io, però, no e come me penso sia la maggioranza dei fan. Su 90.000 persone, non credo che la percentuale di maggioranza si avvicini alla tua tipologia, bensì alla mia. Certo, anche a me Daltrey ha fatto un po’ pena e anche io mi sono resa conto che i Rolling Stones a Sansiro qualche anno fa erano una cosa ben diversa dai loro tempi d’oro, però c’è anche un altro discorso da considerare.
    Noi siamo fatti di memoria, di accumulo di esperienze, di affettività e questi fattori hanno un ruolo anche nel rapporto che abbiamo con la musica. Attenzione, non ha niente a che vedere con la nostalgia, anzi! Forse è più affine alle motivazioni che ti portano ad amare una persona negli anni, nonostante le delusioni che questa ti può provocare, il fatto che invecchi e non sia più bella o bello come prima eccetera. Vedi i difetti, ma il tuo amore mica svanisce e non rimane, perchè è ancorato nel passato, ma perchè si nutre di un presente quotidiano, di un cammino nel tempo. Il caso ha voluto che, negli anni io abbia comunque apprezzato, seppur in misura diversa, perchè non sono certo stati tutti dello stesso livello, praticamente tutti gli album degli U2, e io e loro abbiamo (nel mio immaginario, of course) percorso le nostre vite fianco a fianco, nel bene e nel male.
    Forse la radice del rapporto di un fan con la sua band sta più o meno in questo territorio? Da brava “non esperta” io continuo a pensare che quello che ti prende, della musica, non è la sua razionale composizione, ma la magia della nota che ti entra nel sangue all’improvviso e su quella è difficile pontificare, non trovi?
    Infine, ultima considerazione, a parte i due casi di cui sopra (The Who e Rolling Stones), che sono andata a vedere per un misto di curiosità e di desiderio di recuperare a posteriori ciò che per motivi anagrafici mi sono persa a suo tempo, dato che diversamente da te, non vivo di musica, non ho i mezzi che hai tu di andare a concerti così tanto per vedere come sono (che sia perchè vai per lavoro, che sia perchè le tue conoscenze ti aprono una porta in più) e quando me ne concedo uno, è proprio perchè ci tengo davvero tanto, quasi da non poterne fare a meno. Forse è per questo che quasi tutti quelli a cui ho assistito mi hanno davvero coinvolto e forse vale così sempre per la solita maggioranza dei 90.000?
    Secondo me il problema delle opinioni dei giornalisti e degli addetti ai lavori spesso manca di tenere presente questo: voi avete tanto di quello che gli altri hanno poco. Questo fa si che voi possiate giudicare meglio, ma vi rende a volte un po’ chiusi nella vostra turris eburnea e dimenticate che chi vi legge, che è poi chi legittima il vostro lavoro, ha un approccio diverso alla cosa. Si tratta di decidere se scrivi per chi ti legge o se scrivi per te stesso!
    Buona giornata and take care of yourself.

  22. Cara Brunilde: grazie per aver tirato su la discussione di gran lunga più interessante che questo blog abbia mai visto!

    Capisco bene il tuo punto di vista ma se un giornalista dovesse scrivere solo quello che la maggioranaza delle persone pensano e vogliono sentire, allora in Italia si parlerà sempre e solo di: Vasco Rossi, Pausini, Bocelli, Biagi Antonacci ecc.
    il mio post è provocatorio ma è anche in un blog e non in una pagina di quotidiano dovi i toni sarebbero stati decisamente diversi per descrivere le mie impressioni. Nel blog ci si permette qualche libertà in più perché, per propria natura, è il posto dove si mettono i propri pensieri senza filtri.

    Io credo che faccia parte del gioco. Ascolto musica da che son nata, ho studiato composizione, ho imparato a recensire pezzi di musica classica: per forza il mio orecchio è allenato, non posso fare a meno di sentire e giudicare (per brutta che sia sta parola) un pezzo per mille parametri. Ma cerco di non dimenticarmi il valore affettivo dei fan, il lato puramente emotivo di una performance e non mi sembra l’abbia ingorato nemmeno sul post qui sopra.

    Su questo sono di scuola inglese: per me il giornalista deve osare e non avere paura di dire le proprie opinioni. Il lettore poi decide quello su cui concordare o meno. Si può anche incazzare tanto non è d’accordo, può trovarsi più d’accordo con alcuni giornalisti e zero con altri, fa parte del gioco. Un giornalista è tenuto a parlare con competenza, a giudicare secondo tutti i mezzi che ha, è pagato per quello.

    Qui in UK i critici bastonano, non hanno paura di fare battute e dire la propria. Mi capita spesso di non essere d’accordo e anche di incazzarmi ma fa parte del gioco. Certo che è una linea sottile perché, rispondendo alla tua domanda: un giornalista sì, scrive sempre per se stesso, sempre, te lo assicuro. E’ un essere per sua natura autoriferito, sarei un’ipocrita (come Bono:-)) se non lo ammettessi. Deve dire la sua ma senza dimenticarsi di raccontare anche i fatti e l’amore dei fans.

    Riguardo questo c’è stato un articolo illuminante sull’Observer giorni fa di una giornalista che definiva la morte di Jacko un “brivido” (thrill) e ha scritto esattamente ciò che succede a un giornalista davanti a una notizia del genere: brivido di emozione, cinismo a 2000 e il solo pensiero di come “gestire” questa notizia, dire la propria ed essere letto. Quanti ne abbiamo letti di editoriali su Jacko? Erano per i lettori? No. Quel pezzo mi ha colpita molto e tirava su la domanda tua in maniera inequivocabile. Mi ha stranita e disgustata il cinismo e l’autoreferenzialità con cui ha trattato la questione ma ho anche immensamente apprezzato l’onestà e la forma di scrittura affascinante e coinvolgente e la sua analisi brillante. Non scriverei mai una roba del genere ma leggerla mi ha fatto molto pensare. L’attentato alle Twin Towers non è una tragedia, è una notizia fantastica, poi sì, è anche una tragedia, ma solo poi.

    Insomma, la presupponenza e l’autreferenzialità dà fastidio, è vero, e a volte è difficile da calibrare ma io considero il lettore una persona che ha il suo senso di critica che elebora un punto di vista e trae le sue conclusioni. E’ difficile mi rendo conto, perché uno legge certe cose a cui non è d’accordo in un giornale o magazine e non ha possibilità immediata di replica e odia la categoria (che sinceramente odio un po’ anche io e mi attacco sempre più forte al mio alter ego di fotografa!). Ma vedi, almeno in un blog, questo problema di no replica è risolto!

    buona giornata anche a te e prendi cura 🙂

  23. Giorgio

    Ciao Chiara. Ho perfettamente assaporato le stesse sensazioni che ci hai descritto piu volte.Ora cerco sempre di evitarle. Di vedere in concerto gente che mi faceva impazzire quando avevo 20 anni e sopratutto gente che se suona dal vivo o su disco non cambiano una virgola.Questi sono solo i miei gusti ma per dirti : i R.E.M. non li ho visti a suo tempo e adesso non mi fanno più “gola”.Degli U2 hai gia detto tu. E ce ne sono altri. Ma i gruppi o i cantanti che stanno in giro molti anni offrono il fianco a cedimenti di qualità .Le schifezze che ci propongono U2 , R.E.M. et similia mi fanno passare la voglia di risentire anche le loro cose passate. Lo sò sono un pò Talebano. Preferisco cercare cose nuove , magari anche non nuovissime ( ho visto i Calexico di recente ) oppure riascoltare gruppi che hanno smesso prima di perdere la scintilla che gli ha fatto dire “Dai che mettiamo su un gruppo”: Mi ha fatto male leggere ” Si sciolgono gli Husker du ” o “I pixies si dividono ” ma col senno di poi …. Per quanto riguarda il discorso soldi non commento neanche, è tutto li da vedere non capisco come la gente possa tollerare, come un fan possa continuare a non vedere che gli stanno mentendo.
    Ti saluto, buona giornata.

    • Ciao Giorgio. Yep è dura invecchiare bene e io ammetto di avercela con Bono proprio per la sua supponenza (la sua è vera supponenza, cazzo, e non dimentichiamo le 5 serate al David Letterman, ma perché???) e il suo indottrinare a destra e a manca. Soprattutto a “manca” visto che manca di coerenza. Ma vabò, de gustibus. Detto ciò… i REM dal vivo hanno un gran carisma e non li metterei nello stesso calderone, l’ultimo loro album non è niente male.
      buon weekend!

      • Giorgio

        Scusa ma dopo averlo amato mincondizionatamento ora odio M. Stipe senza ritegno.

      • Mamma mia Sally, vado via 15 gironi in ferie e fai incazz@re tutti con gli U2! Non ti si può lasciar sola un momento! Un consiglio: recensisci solo concerti di Joe Henry e vedi che ti scriviamo solo in quattro e non rischi il liciaggio! Non ti scoraggiare: i fan hanno i paraocchi, si sa… Vabbè, meno male che sono tornato a controllarti 😉 Baci. Fabrizio.

  24. Bentornato Fab! Ehm, lo so a volte faccio un po’ incazzare chi mi legge ma meglio così, vuol dire che tiro fuori la passione :-)))
    E poi anche io ho il paraocchi su certi artisti: è giusto ed è bello così.

    PS però mi chiedo se Tom Waits facesse un album che non piace lo direi? Io credo di sì… finora l’unica cosa che non mi piace nei suoi 30 anni di carriera è solo la canzone “the day after tomorrow” non so perché, ha un bel testo ma è retorico, cioè da Tom non me lo sarei aspettato. La colpa, naturalmente, è di Bush!!!

  25. Si vabbè se cerchi il pelo nell’uovo allora di Waits qualcosetta di minore c’è, ma un solo brano di Waits per me vale tranquillamente la discografia degli U2 da Achtung Baby in poi! Il terzo cd di Orphans, per chi non è madrelingua inglese (o la conosce bene come te), può essere ostico e anche in Real Gone a volte mi sembra che voglia essere sempre e comunque sperimentale forzando un po’ certi passaggi… Diciamo che anche “You can never hold back spring” non è il suo massimo, ma lì è colpa di Benigni, ovviamente… 🙂 Fab.

    • Ma dai io cercavo solo di fare l’obiettivona 🙂 !!!

      Per me il paragone manco esiste, cioè, non ha senso, sono due lingue diverse!

      “Real Gone” mi fa impazzire, lo ascolto molto spesso, sperimenta molto ma amalagama tutto con gran belle melodie… “the day after tomorrow” mi stona con il resto, è a se stante per quello sta all’ultimo…

      Fammi sapere che ne pensi dell’intervistona a Marc Ribot sul Busca di questo mese 😉

  26. roby

    Non per prendere le difese dell’autrice del blog.
    Però, vorrei capire:
    si accusa un giornalista di scrivere per se stesso e non per i lettori?
    Ma magari!
    Nella realtà avviene sempre il contrario:
    sono COSTRETTI a scrivere per i lettori.
    Per questo in Italia non leggerete (quasi) mai critiche costruttive ma negative di un avvenimento.
    Solo patetiche, false, pubblicità indirette.
    Poi, non capisco:
    se un giornalista scrive solo recensioni positive lo si accusa di essere un lacché (o come diavolo si scrive).
    Se ne scrive di “cattive” (ma motivate) allora non capisce nulla.
    Boh…

    Questo va al di là del mio pensiero per gli U2. Su questo concordo con lei.
    E chiedo ai loro fans:
    per quali canzoni siete andati ad ascoltarli?
    Scommettiamo che sono tutte canzoni pre zooropa?
    Se la risposta è sì, allora non arrabbiatevi se si parla di nostalgia.
    Io, fossi in voi, proprio per protesta verso questo loro divismo non andrei mai più ad ascoltarli.

    Perché, e questo è il succo del discorso ed è ciò che succede in un loro show, Bono & Co. suonano solo per se stessi e non per chi è allo stadio ad ascoltarli con la voglia di provare emozioni multisensoriali.

    • Caro Roby: Bingo! Qualsiasi cosa i giornalisti scrivano ci sarà sempre qualcuno a criticare, non c’è via d’uscita…

      Però scrivere quello che i lettori vogliono sentirsi dire, penso sia un grande errore che porta a una stampa poco differenziata. Esempio semplice: prendi 5 recensioni di un concerto di una testata inglese: sono 5 recensioni diverse, alcune buone altre cattive. E sono sempre scritte in primissima persona (in Italia mai)… per me è sempre una lettura più stimolante, che si sia d’accordo o meno con quel che si dice.

      Come facciano i fans di Bono a reggere il suo, Bonismo invece, mi rimane un gran mistero…! ciaooo

  27. roby

    Ciao,
    lo so. Conosco la situazione:
    scrivi male di me?
    Ottimo, ti tolgo i regali, le inserzioni pubblicitarie, etc. etc.
    Con le solite conseguenze…

    Un piccolo cadeau:
    http://www.weekendance.com/2006/05/per-me-non-hai-mai-scritto-una-cosa.html

    Forse l’avevi già letto.
    Tanto per restare in tema.
    Una buona lettura.

  28. michele

    sono di parte e lo ammetto, perché adoro gli U2.
    però di band/cantanti ne ho visti parecchi, di varie epoche e in varie epoche, di stili e generi diversi(x es. rolling stones, cure, depeche mode, deep purple, bob dylan, coldplay, killers…) ma solo in bruce springsteen (e lo ammetto tranquillamente) ho trovato più passionalità e intimità con il pubblico.
    chi dice che gli U2 non danno intimità e non hanno contatto con il pubblico, ma cantano e suonano per se stessi si sbaglia di grosso.
    a milano quest’anno quando hanno attaccato I Still Haven’t Found…tutto lo stadio si è messo a cantare e Bono si è azzittito x lasciare tutta la prima strofa al pubblico; non solo, quando a un certo punto si è accorto di una coreografia speciale preparata in curva di fronte a lui si è rivolto al tecnico dicendo di illuminare quella gente per far vedere a tutti cosa avevano preparato.
    ho assistito a vari concerti vicino al palco e ho visto la band (tranne il batterista x ovvie ragioni) che ammiccava al pubblico, sorrideva e rispondeva a gesti agli striscioni e ai saluti, si commuoveva (fantastico soprattutto adam, il bassista, che x es. ha regalato a un mio amico direttamente in mano il suo plettro…).
    possono non piacere, ovviamente, però dal vivo sono ancora grandissimi.
    i primi 2 album degli anni 2000 non sono granché lo ammetto (però hanno alcuni bei pezzi), ma quest’ultimo è decisamente superiore e, per me, almeno un paio dei momenti migliori di questo tour sono legati a 2 canzoni nuove. non è vero che si va ad ascoltarli solo per le vecchie hit, altrimenti come si spiega la presenza di tanti giovanissimi, che forse nemmeno conoscono molte delle vecchie canzoni (visto con i miei occhi)?

  29. Ciao Michele, grazie per il commento. Non credo di sbagliarmi di grosso così come non credo che tu ti stia sbagliando di grosso, abbiamo solo impressioni diverse e le tue sono quelle di un fan, come ammetti.

    Se stai sotto il palco e li vedi ammiccare il discorso è diverso… Concordo sul fatto che l’ultimo album sia il migliore da tempo però ciò non giustifica la presenza dei giovanissimi.. perché non dovrebbero conoscere le vecchie canzoni? Quanti giovanissimi impazziscono ancora per i Bealtes? ciaooo

  30. Nycs73

    Andate a vedere Bruce springsteen se volete vedere un concerto, che è uno dei maestri di bono. Gli U2 x uno spettacolo amarcord, pianificato fino all inverosimile basato sul solito greatist hits scaletta congelata canzoni identiche a disco campionamenti e basi che producono buona parte del suono, insomma un grande inganno. Siamo nel web 2.0′ Bruce zero effetti speciali scaletta improvvisata e cambiata durante concerto regge wembley solo col suo carisma 64 anni e concerti da 3 ore in su. Leggi le recensioni del 360 gelidamente entusiaste. Gli U2 erano, oggi sono solo spettacolo e come performer bono e diventato di serie c, nn rischia nulla di nulla. Come fa Bruce a mettersi in gioco tutte le sere, e il più duro lavoratore dello show business e nn si occupa di salvare il mondo trasudando una ipocrisia da stadio, cm riportano in modo circostanziato e dettagliato molti articoli soprattutto stranieri e irlandesi. Bruce ha il più alto numero di bei concerti della storia del rock. Bye bye bono, sei al livello di Madonna, puro spettacolo nostalgico nulla più.

    • miki

      da grande amante degli U2 sono d’accordo soprattutto su 2 cose:
      – il boss è irrangiungibile, nessuno meglio di lui live: improvvisa, canta, suona, balla, interagisce col pubblico per 3 ore e passa consecutive, non si risparmia, cambia sempre scaletta
      – gli u2 non sono più quelli di una volta, praticamente zero improvvisazioni, scalette uguali…

      però non è assolutamente vero che gli u2 dal vivo suonano come su disco, questo non è mai stato così in passato e non lo è nemmeno ora: cambiano le canzoni e gli arrangiamenti, ci inseriscono snippet di altre canzoni loro o di altri, bono continua a interagire col pubblico (meno di prima sicuramente).
      un loro concerto vale ancora moltissimo la pena vederlo, non sono tante le band che riescono a fare spettacoli al loro livello

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